In questa epoca di sovraccarico di informazioni, i social media sono diventati la principale fonte di ogni cosa, che si tratti di comunicazioni con i nostri amici o colleghi, feed di notizie o condivisione di ogni tipo di contenuto.
Poiché Internet ha contribuito a migliorare la nostra vita quotidiana, non sorprende che la nostra dipendenza dalla tecnologia sia cresciuta. Questo fenomeno è stato ulteriormente esacerbato durante il blocco della pandemia e ora è cresciuto negli stili di vita (speriamo) dell’era post-pandemica.
A causa dei protocolli di distanziamento sociale implementati in tutto il mondo, siamo stati indotti ad aumentare l’utilizzo di piattaforme di comunicazione online, indipendentemente dai vincoli dell’isolamento fisico. Tutto questo da un lato ha sicuramente aiutato molti di noi a superare i periodi di lock-down, a mantenere il proprio lavoro, a connettersi con amici e familiari e rimanere informati. Le piattaforme di social media fanno miracoli per aiutarci a rimanere collegati con il resto del mondo. Ma a che prezzo?
Un’analisi più dettagliata merita di essere fatta sui social media. Con quale criterio vengono progettati? E come si ripercuotono sui nostri comportamenti e la nostra vita? Iniziamo pure col dire che i fruitori delle piattaforme social sono destinati a passare molto tempo sui social media perché è per questo che sono progettati. Vogliono tenerci agganciati, connessi. All’inizio, non si avverte alcun danno. Tuttavia, man mano che ti abitui all’attività motoria minima di scorrere e scorrere, anzi per citare lo slang più usato a “scrollare”, si finisce per trovarsi più stressati ma allo stesso tempo incapaci di evitare di ripetere questa azione dopo poco.
Come osservò il matematico francese Blaise Pascal nel 1600, “Tutti i problemi dell’umanità derivano dall’incapacità dell’uomo di sedersi tranquillamente in una stanza da solo”. In effetti se Pascal vedesse i nostri comportamenti noterebbe questa involuzione con l’unica differenza data dal fatto che la distrazione è diventata più avvincente. Il paradosso è che proprio perché non riusciamo a restare da soli, ci isoliamo per “chiuderci” nei social, ovvero cercando un contatto con un mondo sempre pronto ad accoglierci.
Molti studi dimostrano che i social media spesso innescano ansia, depressione e polarizzazione. Jaron Lanier, uno scienziato informatico della Silicon Valley, ha scritto un libro intitolato “10 argomenti per eliminare i tuoi account sui social media da questo momento” illustrando e dimostrando quanto i social media possano essere dannosi per la salute mentale. Diversi studi universitari hanno indicato un’elevata correlazione tra l’uso dei social media e gli stati depressivi. Alcuni di essi hanno anche dimostrato che gli utenti cercano informazioni che corrispondano al loro umore, il che approfondisce ulteriormente la loro condizione, una sorta di selezione per meglio alimentare il proprio bisogno mentale.
Tuttavia, data la loro forte integrazione nella nostra vita personale e professionale, è piuttosto difficile scomparire del tutto da queste piattaforme e a dire il vero non è nemmeno la cosa giusta.
Prima di imparare a utilizzarli meglio possiamo (o in alcuni casi dobbiamo) attuare un “Social Media Detox”.
Iniziamo con l’individuare i 3 segnali che ti aiuteranno a capire che ne avresti davvero bisogno:
Alcuni benefici a seguito di un periodo di Detox:
Prendendo una pausa dai social media, alleviamo lo stress e ci rendiamo conto che le nostre vite sono già meravigliose in tutta la loro semplicità. Abbiamo più tempo per interagire con persone reali e fare cose che ci fanno stare bene.
Direi che ci troviamo nel momento ideale per fare questo tentativo, siamo nel periodo estivo, nel quale abbiamo più tempo per noi stessi e quindi perché non provare?
Abbiamo modo di stare di più all’aria aperta, leggere un buon libro, fare attività sportiva e soprattutto di passare più tempo con le persone care e famigliari, facciamo in modo che tutto questo sia ciò che ci fa stare veramente bene e che ci dia la giusta carica di benessere!